Ottima l’idea di “La Piacenza che era” la mostra che la Banca di Piacenza propone a Palazzo Galli. Attraverso dipinti, disegni, bassorilievi e foto abbiamo la possibilità di ritornare al passato collegandoci idealmente a luoghi e atmosfere che hanno fatto da sfondo alle vite dei nostri genitori, nonni, bisnonni. Condividendo oggi le stesse visioni ed emozioni ci sentiamo insieme a loro in una continuità di tempo che chiamiamo “radici”. Per fortuna c’è chi, come in questo caso, con questa mostra, ha a cuore la storia del nostro territorio. La forma architettonica di un luogo dice moltissimo sia delle vicissitudini storiche che delle attività pratiche e anche del gusto estetico di una collettività quindi dà un’immagine abbastanza fedele della sua cultura. Per questo la mostra “La Piacenza che era” dovrebbe essere presa come importante punto di partenza per una riflessione più vasta e aggiornata su Piacenza. Dalla Banca di Piacenza e da Palazzo Galli ci viene uno spunto che deve proseguire per ripensare la città, le sue trasformazioni in atto e quelle future, per riflettere bene sui rischi che corre in vista di sedicenti riqualificazioni che spesso si rivelano disastrose ferite eterne (la pavimentazione di Piazza Cavalli docet) . Da sempre ho un sogno, condiviso da moltissimi altri piacentini, quello di una grande mostra con tanto di dibattito dai molti interventi di cittadini, associazioni ed esperti: “PIACENZA COM’ERA, COM’È, COME POTREBBE ESSERE “. Una grande occasione, proprio adesso che potrebbero esserci finanziamenti, per studiare la situazione attuale e mettere a confronto i progetti futuri di chi amministra con quelli dei cittadini. Cittadini che hanno in mente una città ideale, molto migliore di quella che c’è, una città da mostrare in anteprima a tutti con disegni, fotomontaggi, rendering, simulazioni affinché si abbia un’idea quasi reale di una amata e più amabile “Piacenza, città sognata”. Nella speranza che da città sognata Piacenza diventi una città da sogno.
Bruna Milani
La foto di copertina mostra un frame della conviviale smart del Rotary Piacenza dedicata alla mostra “La Piacenza che era” illustrata dalla curatrice dott. Laura Bonfanti