HomeStorieGIORNATA DELLA MEMORIA, NON BASTA UN SOLO RICORDO

GIORNATA DELLA MEMORIA, NON BASTA UN SOLO RICORDO


Come ogni anno  ricordiamo oggi l’orrore dello sterminio degli ebrei. Lo ricordiamo perché non debba più accadere, perché essendo stato perpetrato nella nostra Europa ci coinvolge da vicino, lo ricordiamo soprattutto perché gli ebrei giustamente impediscono di dimenticarlo. Essi hanno un forte senso di identità e appartenenza, hanno cultura, mezzi e capacità per scriverne, organizzare eventi, costruire musei e luoghi della memoria. Hanno molto da insegnare sul come fare a non dimenticare. L’altro giorno alla radio un ascoltatore è  intervenuto per dire che accomunava l’immagine dei profughi bloccati in Bosnia a piedi nudi nella neve, al freddo senza riparo, senza niente, agli internati nei campi nazisti. Il giornalista conduttore rispondeva che: “Le due cose non sono sovrapponibili ” . In effetti delle differenze ci sono in quanto verso gli ebrei c’è  stato un piano scientifico, fatto a tavolino, a mente fredda, di spogliazione, umiliazione annientamento, ma ci sono anche  denominatori comuni riscontrabili in altre sofferenze, altre persecuzioni, altri stermini a partire dagli zingari e dagli omosessuali pure loro perseguitati, internati, uccisi negli stessi lager. Non solo,  altri popoli sono stati sterminati in varie parti del mondo ad opera di dittatori,  regimi violentissimi o imposizione di culture altre. Popoli più  umili, senza portavoce autorevoli, senza mezzi politici, culturali o economici per farsi sentire e ricordare. Per questo il nostro ricordo deve diventare plurale ed estendersi anche a loro che pure hanno avuto martiri innocenti, persone umiliate, torturate, fatte sparire nel nulla. Basti pensare, in tempi recenti, ai figli delle “madri di Plaza de majo” per molti dei quali è  stata pianificata la morte buttandoli in mare dagli aerei. Oppure al popolo maya di Rigoberta  Menchu, premio Nobel per la Pace 1992, gente, la sua, poverissima, sfruttata e massacrata. O lo sterminio degli armeni e la persecuzione di tante etnie ancora in corso oggi. È giusta e doverosa la Giornata della Memoria, ma per scongiurare il ripetersi dell’orrore subito dagli ebrei si dovrebbe allargare il pensiero a tutto il dolore di tutti i popoli. Occorre indagare perché l’uomo sa infliggere tanta e tale sofferenza all’uomo. Occorre interrogarsi sulle radici non solo sociali, ma anche individuali della violenza, dell’insensibilita’, del menefreghismo, del bisogno di prevalere sull’altro. Bisognerebbe anche  chiedere che cosa i sopravvissuti, gli scampati pensano della violenza, loro che l’hanno conosciuta su di sé.  Ne farebbero uso su altri? O farebbero di tutto per non usarla mai, per abolirla? Se non c’è  attenzione autentica tesa a individuare e stroncare sul nascere qualunque forma di violenza o umiliazione, se non si coltiva una mentalità non violenta che trovi soluzioni nell’intelligenza invece che nella forza, possiamo per mille anni ancora avere giornate della memoria, ricordare  chi ha sofferto e soffrire con lui, ma non fermeremo la violenza né  il rischio che torni l’orrore che ha umiliato degli essere umani, ma ancor più chi l’ha commesso perché si è  disumanizzato.

Bruna Milani

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