Un Museo dinamizzato, valorizzato, svecchiato. E, da piacentino, l’idea che sia ora davvero di passare dalle potenzialità alle azioni concrete. Jacopo Veneziani, presidente della Galleria Ricci Oddi da novembre scorso, é consapevole delle tante aspettative che la sua nomina ha alimentato. Giovane, preparato, divulgatore culturale con esperienze in ambito internazionale, Veneziani ha raccolto la sfida di ridare smalto e vitalità alla Galleria piacentina, da anni “parcheggiata” in un limbo di attesa perenne. Come? Una grande mostra all’anno, un filo conduttore che dia identità, accorgimenti e proposte per rendere le opere vive, in dialogo con chi le ammira. E ancora. Un nuovo allestimento, conferenze legate all’opera del mese, collaborazioni istituzionali e soprattutto linfa continua e coordinata per i social. Ma si parla anche del Klimt, sarà davvero l’icona della Galleria? Non per forza. E anche su questo ci sono lavori in corso. Un cantiere di idee che non ha ancora dato frutti evidenti “Io lo so che i piacentini stanno aspettando di sapere cosa sarò in grado di fare per la Galleria ..”. ha ragione il presidente. Anch’io non nego che ogni volta che passo in via San Siro mi chiedo a che punto siamo, quando vedremo qualcosa che ci farà capire che, si, la svolta é arrivata.
Gli ingredienti, questa volta, sembrano quelli giusti. E già questa intervista, in effetti, pare indicarci che qualcosa di nuovo sta per arrivare.
Presidente Veneziani ho scelto di intervistarla a qualche mese dalla nomina ai vertici della Ricci Oddi per darle il tempo di valutare le potenzialità della Galleria. Che idea si è fatto in merito a questo?
Credo che l’idea di potenzialità sia un’arma a doppio taglio anche in questo caso. Da un lato tutti da sempre riconoscono il valore della Ricci Oddi, dall’altro però ci si rassegna a questa immagine di immobilità, che resta in potenza, appunto. Mi viene in mente la metafora di una Ferrari chiusa in garage, con molto “carburante artistico”, ma in realtà ferma lì. Un’ immagine sclerotizzata, che rischia di diventare una sorta di rassicurazione da cui è difficile smarcarsi. Direi che è arrivato il momento di tradurre il potenziale in reale potenza, con azioni pratiche. In questo ho trovato massima collaborazione anche nella direttrice Lucia Pini, che è di quest’idea.
Come state procedendo?
Siamo partiti dalla comunicazione, per far percepire anche oltre i confini provinciali il valore di questo museo. Quando sono arrivato, a fine novembre 2022, la Galleria non aveva, e tuttora non ha, un’immagine coordinata. La comunicazione è gestita come si può, viste le poche forze in campo, ma con un taglio ancora del tutto inadeguato per un’istituzione museale quale é.
Allo studio di Pesaro che abbiamo individuato come adatto alle nostre esigenze, abbiamo chiesto innanzitutto di aiutarci a definire e a comunicare bene il sapore, il gusto di questo museo. Un’identità che, una volta tracciata, potrà essere declinata attraverso diversi canali.
Perché uno studio di Pesaro? A Piacenza non avete trovato realtà di comunicazione all’altezza del progetto?
No, non é questo. Abbiamo incontrato realtà anche piacentine, ma alla fine abbiamo preferito professionisti che non fossero della città per un altro motivo: il fatto di avere uno sguardo nuovo, disabituato alla Ricci Oddi, secondo me, potrà assicurare maggiore lucidità nel raccontarla, lontano dunque dal pensiero standard del piacentino che , come ricordavo prima, pensa alla Ricci Oddi come a quei parenti longevi che si sa che esistono, ma che si vanno a trovare raramente.
In questa scelta ci ha poi guidato l’idea di trovare una realtà che potesse fare da ombrello a una serie di iniziative realizzate con professionisti locali; mi viene in mente Altana, ad esempio, che si occupa da tempo delle attività didattiche proposte dalla Galleria.
A quali azioni concrete state pensando per definire un’ identità della Galleria Ricci Oddi e cominciare a divulgarla?
Lavori in corso anche su questo fronte. Le azioni possono essere tante e diverse e, con la dott. Pini, ne abbiamo già valutate alcune. C’è il tema delicato del logo, a cui sicuramente metteremo mano per contribuire anche attraverso scelte grafiche a svecchiare l’immagine della Ricci Oddi, ma ci sono anche manifestazioni e scelte relativamente veloci da applicare per dinamizzare la collezione permanente.
Penso alla revisione del percorso espositivo, oggi ancora molto ottocentesco. In questo caso si potrebbe seguire l’esempio di musei britannici o americani che hanno ormai superato da tempo la divisione in sale secondo criteri geografici o per epoche, ma certo non ho in mente per forza una rivoluzione, o comunque, un intervento troppo invasivo. Basterebbe, almeno all’inizio, una nuova audio-guida che proponga ai visitatori di viaggiare attraverso la Ricci Oddi seguendo nuove suggestioni, ad esempio le stoffe, il paesaggio, il rapporto madre figli.
Non solo. Per rendere le opere il più possibile interattive si potrebbero accostare alle didascalie classiche anche altre che dialogano con il visitatore invitandolo magari a fare attenzione ad un dettaglio, superando così un’immagine statica, un po’ da mausoleo, delle opere. Parallelamente bisognerà poi insistere sul fronte social, che rende ancora più facile l’interattività: stiamo lavorando su questo con lo studio che si occuperà della gestione dei profili della Galleria, ma, tra gli spunti, c’è già quello di immaginare un’opera come una cartolina, invitando il pubblico ad esprime attraverso i post cosa si potrebbe scrivere su quella cartolina.
Il museo, insomma, deve diventare un ecosistema di pensieri e proposte intorno all’opera, in questo modo il dipinto non sarà più un semplice relitto del passato, ma tornerà vivo.
Pensando poi ad idee più strutturate, continua l’iniziativa “Ospiti in galleria”, che consente un dialogo tra la Ricci Oddi ed istituzioni simili di altre città e stiamo lavorando all’ipotesi dell’opera del mese, seguendo l’esempio in questo caso del Louvre. Il dipinto che di volta in volta verrà selezionato genererà un dibattito, non solo in ambito artistico ma anche, collegandosi al soggetto rappresentato, su temi affini e con la partecipazione di esperti, non per forza di arte.
E poi ci sono le mostre. La direttrice sta lavorando su questo importante fronte che, certo, più di altri, contribuisce a definire l’identità della Galleria.
Mostre, dunque. Parliamo di grandi o di piccoli eventi?
Credo che la coesistenza di queste due dimensioni sia vincente. L’obiettivo a partire, speriamo dal 2024, sarà quello di avere una programmazione annuale, con una mostra importante una volta all’anno e un filo conduttore che leghi il tutto. Anche qui un esempio interessante : i Musei San Domenico di Forlì ormai identificati e apprezzati attraverso mostre monografiche su personaggi della letteratura.
Quindi è utile guardarsi intorno, copiare esempi virtuosi..
Certo! In questo caso, riprendere una strategia che funziona non significa snaturare l’identità del museo perché, con contenuti e storie diverse, ognuna di queste istituzioni rimane unica nel sue genere. Aggiungo che bisogna guardarsi intorno con la consapevolezza dell’aspetto economico, non secondario. Per quanto riguarda la galleria piacentina ci stiamo preparando ad intercettare possibili sponsor privati.
E proprio per questo vogliamo lavorare bene con la comunicazione. Una volta portata a termine la trasformazione in Fondazione, prevista per maggio e con una serie di vantaggi fiscali per eventuali donatori privati, sarà fondamentale presentarsi al meglio a potenziali investitori, mostrando la Ricci Oddi con il suo “abito” migliore, al massimo dell’attrattività e soprattutto spiegando con chiarezza perché può essere conveniente sponsorizzarne lo sviluppo e la crescita.
Nella nuova strategia di comunicazione che ruolo avrà il Klimt? Diventerà l’opera icona della Ricci Oddi?
Non per forza. Certo il Klimt fa parte delle super star della Galleria ma non può diventare la Gioconda della Ricci Oddi perché, a differenza di quanto accade al Louvre, si rischierebbe di oscurare con la sua luce tutte le altre opere. Quindi si all’idea di farne un traino, ma senza che i visitatori identifichino la Ricci Oddi solo con il Klimt, relegando le altre opere ad un livello inferiore. Anche questa è una materia da maneggiare con cura e, in merito a questo, stiamo intanto lavorando per un riallestimento della sala e della teca che ospitano il “Ritratto di Signora”, in modo da valorizzarlo, ma con criteri democratici.
Spazi esterni, anche questi verranno valorizzati?
Tra gli obiettivi segnati sul foglio con cui mi sono presentato il primo giorno in Galleria, c’era anche la riqualificazione degli spazi esterni e infatti di questo stiamo già ragionando con le istituzioni interessate a questo tipo di intervento.
Li immagino aperti alla città, accessibili in modo gratuito e oltre gli orari di ingresso alla Galleria . Un luogo di vita vera, uno spazio verde per tutti, magari con un Food truck di qualità e senza l’obbligo di entrare a vedere le opere. Proprio come accade, sempre per fare un esempio, nel giardino della Galleria d’Arte Moderna a Milano, dove è possibile fare un pic-nic sotto le finestre del museo, liberamente. La speranza è che, almeno per osmosi, scorgere le opere anche solo da uno spiraglio delle finestre, possa far venire la voglia di vederle meglio e quindi prima poi di entrare in galleria.
Ha parlato di concretezza…Un evento prima dell’estate?
Prima dell’estate, tra fine maggio e giugno, partirà un ciclo divulgativo di incontri e di conferenze per raccontare alcuni temi della Ricci Oddi, dai Macchiaioli alla scultura, da Hayez alla Scapigliatura. Di questo si sta occupando la dott. Pini che potrà essere in merito più precisa di me, di certo saranno eventi rivolti al grande pubblico e con ingresso gratuito
Come é cambiata la sua vita? Le resta il tempo per tutte le altre attività? So che sta lavorando ad un nuovo libro.
L’incarico di presidente della Galleria Ricci Oddi sta rappresentando una ricchezza e un’ opportunità importante per me. Potrei definirlo una sorta di corso di formazione in merito ad aspetti di cui non mi devo occupare direttamente come Presidente, ma che è comunque molto utile e interessante conoscere. E’ anche per questo, e per coltivare i rapporti umani che ritengo fondamentali, che cerco di essere in Galleria fisicamente almeno tre volte al mese.
Quanto al tempo, ho la “fortuna” di soffrire d’insonnia, e questo mi aiuta a trovare il modo di incastrare tutti gli impegni. Tra gli altri, in questo periodo, anche quello del nuovo libro, un’opera con taglio un pò romanzato per riflettere sul concetto di Capitale dell’arte, cioè su cosa è che ad un certo punto trasforma una città in una calamita per gli artisti. Uscita del libro in autunno, consegna a maggio. Dunque sono in fase densa anche su questo fronte.
E per la Ricci Oddi, quando la vedremo impegnato in un progetto divulgativo, sfruttando la sua popolarità e le sue indubbie capacità?
Anche in questo caso siamo ai blocchi di partenza, ma con una serie di accorgimenti e di cautele dovute. Sento in modo deciso la pressione (in questo caso positiva) dei tanti che aspettano di vedere cosa sarò in grado di fare per la Ricci Oddi, e proprio per questo voglio farlo nel migliore dei modi. In questa fase mi sto muovendo come presidente misurandomi con modi e tempi burocratici che devono essere rispettati. Non nego di avere già nel computer un elenco di opere della Galleria divulgabili e di essere pronto a farlo con i canali che ben conosco, non appena sarà possibile. Ma questo avverrà in un contesto di comunicazione ben strutturato e nel rispetto della storia e del valore della Ricci Oddi.