«Piacenza deve sapere che cosa vuole fare da grande. Per quanto riguarda l’industria, occorre ragionare a livello territoriale sulla sostenibilità. Di solito sono un ottimista, ma sul discorso PNNR sono abbastanza pessimista, perché vedo – a livello generale – una grande confusione». Così Cristian Camisa, presidente nazionale di Confapi (la Confederazione nazionale della piccola e media industria privata), ospite dell’Associazione Liberali Piacentini per discutere delle influenze sul territorio provinciale, anche per l’industria locale, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
L’incontro – che si è tenuto nella sede degli Amici dell’Arte in via San Siro – è stato introdotto dal saluto del presidente dell’Associazione di via Cittadella Antonino Coppolino e moderato dal direttore de ilmiogiornale.net Giovanni Volpi, che ha lanciato una serie di provocazioni all’illustre relatore, non prima di aver “dato i numeri” del PNRR: 209 miliardi di euro a livello nazionale, 5 miliardi in ambito regionale, 241 milioni per Piacenza, 113 dei quali per il capoluogo. «Il PNNR – ha argomentato il presidente nazionale di Confapi – potrà cambiare il destino del nostro paese se porteremo a termine progetti strategici, perché i soldi devono essere spesi bene. Ma fino ad ora, almeno per la prima tranche di finanziamenti, si è pensato solo all’ordinario e non all’infrastrutturale. Mancano tecnici che possano elaborare progetti sfidanti, che possano avere ripercussioni per i prossimi trent’anni. Una difficoltà che si registra soprattutto nei piccoli centri. Al tavolo a cui partecipo con il ministro Fitto, sono stato l’unico che gli detto: o facciamo progetti strategici, oppure i soldi è meglio non spenderli».
A parere dell’imprenditore piacentino gli investimenti debbono avere un effetto moltiplicatore per il Paese. E occorre trovare tecnici in grado di approntare progetti condivisi sui territori. «In alcune città, penso ad esempio a Brescia – ha spiegato il presidente Confapi – con Associazioni di categoria, Camera di commercio, Istituzioni, è stato pensato un progetto unico territoriale. E Piacenza? Non dico che si stia lavorando male, ma ci vuole altro: progetti che possano cambiare la nostra città. Penso alle comunità energetiche rinnovabili, o ad un diverso sviluppo del settore metalmeccanico e della logistica. Piacenza ha un’altra enorme opportunità, quella di riqualificare le aree militari e civili dismesse, di cui abbiamo grande abbondanza. Contiamo su aziende di valore assoluto, con una difficoltà a reperire personale qualificato. Investiamo nella formazione e creiamo competenze: portiamo talenti da fuori e formiamoli a Piacenza, che deve essere in grado di attrarre progettualità di livello».
L’Italia, ha osservato Volpi, è il Paese che è cresciuto di più in Europa dopo il Covid, merito della flessibilità delle piccole e medie imprese. «Bisogna permettere alle Pmi – ha osservato il presidente Camisa – di lavorare in filiera per poter competere anche su progetti importanti».