Arriva a distanza di qualche giorno dalla sua scomparsa, il mio ricordo personale di Silvana Ratti. Biologa, studiosa, memoria del suo paese, Ponte dell’Olio, appassionata di storia e di tradizioni, appassionata della vita e di tutto ciò che ne esprimeva il valore.
Altri, più preparati di me, ne hanno già tracciato il profilo in modo egregio, ricordando il cordoglio di tutta una comunità. Il mio, per una volta, non vuole essere un tributo giornalistico, un “coccodrillo” preconfezionato, ma, semmai, l’espressione di un saluto affettuoso e di un rammarico autentico.
UN SALUTO AFFETTUOSO Ho conosciuto Silvana Ratti anni fa, lavoravo ancora a Teleducato Piacenza. Mi contattò prima del 2012 per chiedermi un aiuto in merito alle sorti di TelePonte, emittente di Ponte dell’Olio, nata negli anni ’80 per iniziativa della parrocchia di San Giacomo, e purtroppo incredibilmente finita male, come ricorda Mattia Carzaniga (giovanissimo responsabile di TelePonte) in un intervento on line che ne traccia brevemente la storia “A fine 2012 c’è stata la famigerata ed ennesima graduatoria per la riassegnazione delle frequenze in digitale che, come a tante altre piccole emittenti, ci ha tagliato le gambe. Noi volontari cercammo altre soluzioni per poter tornare “in onda” come ad esempio l’affitto di un canale dal mux di un altra tv, ma complice anche la mancanza di reale interesse della proprietà tutto finí nel nulla. Scrivemmo anche una lettera al ministero spiegando la nostra realtà ma non ricevemmo mai una risposta.”
Silvana, che conosceva la mia famiglia, originaria di Ponte dell’Olio, mi chiamò dunque per valutare possibili soluzioni. Mi colpirono la sua disponibilità, l’appoggio sincero dato ai volontari dell’emittente, il desiderio di mettere a disposizione le sue competenze per poter sostenere un progetto che era e resta esempio virtuoso di volontariato e comunicazione al servizio di un welfare autentico. Rimando ad altre circostanze la storia e le valutazioni circa la fine di questa avventura. Di quell’episodio mi restano l’amarezza per il disinteresse generale e i ricordi degli incontri con Silvana, lei si, al contrario di altri, pronta a spendersi perché tanto lavoro non finisse nel nulla. Determinata, decisa, preparata, ma allo stesso tempo corretta, gentile, accogliente.
Con in ragazzi di TelePonte Silvana aveva lavorato a documentari e a progetti che puntavano a fissare la storia di Ponte dell’Olio attraverso il racconto di episodi significativi, legati ad avventure imprenditoriali che ne avevano tracciato lo sviluppo o ai tanti segni di cultura e tradizione che ancora restano nel Comune della Val Nure. La sua esperienza professionale in ambito scientifico, presso l’ospedale di Busto Arsizio, l’aveva formata oltre i confini del suo paese e resa interlocutrice intelligente e colta, all’altezza di qualsiasi sfida. E infatti per TelePonte si era prodigata, con lettere e sollecitazioni, presso istituzioni ed enti, muovendosi con perizia anche attraverso i meandri della burocrazia.
UN RAMMARICO
Finita (male) l’avventura di TelePonte i miei contatti con Silvana Ratti proseguirono in modo saltuario, ma costante. Era lei, sempre, in modo discreto e delicato, a farsi viva. Spesso mi inviava attraverso mia zia Liliana foto che riguardavano la mia famiglia, scatti preziosi, di cui non conoscevo l’esistenza e che conservo con cura perché mi restituiscono una parte della vita di mia madre di cui avevo avuto notizia solo a parole.
Le nostre famiglie si conoscevano da tempo. Mia madre, di qualche anno più grande di Silvana, aveva lavorato alla Cementirossi, e le foto di Silvana la mostrano in momenti felici, insieme ai colleghi in occasione di un’inaugurazione o di una gita organizzata dall’azienda, oppure in paese, ancora adolescente, in uno scatto rubato in un pomeriggio d’estate (insieme ad una Silvana ancora bambina). Foto che mai avrei avuto se non fosse stato per le capacità di Silvana Ratti. La capacità e la cura di conservare con rispetto i segni del tempo, quelli delle persone a cui era affezionata, come quelli di tutta una comunità.
Nella sua casa di Ponte dell’Olio, anche questa curata e arredata con gusto, non mancavano i segni di questa passione. Scatole, scaffali, libri, documenti, la sua era la casa di chi conosce il valore della storia e si prodiga perché questa non finisca nel nulla. Emozioni, affetti, sogni, grandi o piccoli gesti. Silvana aveva la consapevolezza di quanto sia importante non dimenticarli.
L’ultima volta in cui l’ho incontrata, qualche mese fa, ci eravamo ripromesse di vederci con calma, per parlare di quello che ci univa. Il tempo non ci ha lasciato un’altra occasione, di questo oggi mi rammarico. Avevo ancora tanto da dire, da ascoltare. Tanto anche da imparare da quest’anima buona. Una donna dal tratto gentile, custode del passato, capace di raccontarlo con un linguaggio attuale e con uno spirito che, ne sono sicura, non é morto con lei.
Grazie a Mattia Carzaniga per la foto di Silvana