Tempo di transumanza. L’antica pratica della migrazione stagionale del bestiame resta anche a Piacenza uno spettacolo di grande fascino.
Alle porte della città, nella frazione di San Bonico, ecco tornato il gregge ormai plurifotografato. In sosta per una notte, forse qualcosa di più, segue il cammino inverso a quello che lo ha portato verso la pianura, mesi fa. Cammino lento, senza frenesia. Non lo scoraggiano le previsioni di imminenti piogge e forse nevicate. La natura fa il suo corso, e ci insegna a rispettare i suoi ritmi, anche attraverso queste tradizioni.
Le foto parlano da sole, e trasmettono riverberi lontani, almeno nel tempo. Tranquillità e serenità, emozioni rassicuranti, un senso complessivo di pace che questi animali ancora ci trasmettono.
Un gregge conosciuto, che vedo da anni su e giù per le colline/montagne del piacentino, ma che ogni volta non posso fare a meno di fotografare. E anche i personaggi sono sempre gli stessi. Compresi il cane che placido controlla la situazione e il “pastore”, tecnologico al punto giusto, impegnato con il suo smartphone, unico segno di modernità in un quadro antico.
E non stupisce che la transumanza sia stata inserita nel 2019 dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale. Un strano corteo che ogni volta ci stupisce, ci intenerisce, ci riporta indietro nel tempo. Un tempo che, magari, non abbiamo vissuto in prima persona, ma nel quale riconosciamo i segni delle nostre radici. Un passato che ci piace ancora, e che non vogliamo perdere.