E’opera di Nemo Salvatore Russo il monumento alle vittime dell’incidente aereo a Mandrola, che sarà inaugurato il 14 febbraio alle 11.00, a 51 anni dalla tragedia. E la storia della sua realizzazione merita, non solo per il valore della memoria e dell’omaggio a due giovani piloti che persero la vita, il Ten. Gianni Cademartori ed il S.Ten. Piergiorgio Zanovello, 27 e 25 anni.
Un’aquila, lo spazio per le foto, l’asta per la bandiera, un basamento di cemento e pietre, con piante grasse e fiori, ad addolcire la struttura. L’opera di Nemo Salvatore Russo, che attende ancora le foto dei piloti deceduti nella piccola frazione, sulle colline di Rivergaro, il 14 febbraio 1973, comprende anche parte del precedente monumento, ma ne esalta le forme e il valore, incorniciandolo meglio.
Un gesto artistico e generoso a cui Nemo, nonostante una naturale ritrosia a vetrine mediatiche, abbina con orgoglio il suo nome “Questa volta applicherò una targhetta con il mio nome-racconta l’artista- a differenza di altre opere che non mi sono attribuito, come avrei dovuto”
IL RICORDO SPONTANEO DI UNA TRAGEDIA La scelta di realizzare un monumento a Mandrola, sostituendo quello già esistente, più piccolo e in condizioni precarie a causa del terreno franoso che lo ospitava, non è arrivata da un input istituzionale.
Nemo è stato sollecitato da persone che avevano già ammirato una sua opera al Passo del Pellizzone, tra Piacenza e Parma, teatro di un’altra tragedia aerea, nel 1971. Anche in quel caso, l’impatto tra due velivoli, due caccia bombardieri F-84F in normale volo di addestramento, costò alla vita a due giovanissimi piloti.
Sostenuto da tutta la piccola comunità di Mandrola, senza però chiedere aiuti, se non il permesso ai proprietari del terreno, Marco e Francesca Bessi, e informando l’Associazione Aeronautica di Piacenza, Nemo si è messo al lavoro a Mandrola, accollandosi l’onere dei materiali e il lungo lavoro di realizzazione. Da luglio a dicembre dello scorso anno, con viaggi in giornata da Milano, dove vive, ha realizzato un’opera degna di un ricordo così sentito e artisticamente rilevante “Il disegno? L’ho concepito al momento, partendo da una pietra particolare, seguendo l’istinto e un’idea che ha preso corpo durante la realizzazione dell’opera…”
UN’ARTISTA CON IL CUORE NELL’AERONAUTICA Classe 1951, nato a Castellamare del Golfo, dopo la Scuola specialistica dell’Aeronautica Militare a Caserta, nel 1969, dove entrò non ancora diciottenne, Nemo Salvatore Russo, nel 1970, fu assegnato all’aeroporto piacentino di San Damiano come sottoufficiale con il ruolo di elettromeccanico. Vi rimase pochi anni, fino al 73; un periodo intenso in cui fu anche, indirettamente, testimone dei due incidenti a cui ha dedicato i monumenti, tragedie mai dimenticate che segnarono l’aeronautica e i suoi uomini “In entrambi i casi feci parte della squadra inviata sul luogo dell’incidente per i rilievi. Non chiedetemi cosa trovai e cosa provai, non potrei raccontarlo nemmeno oggi, a distanza di mezzo secolo”. Ricordi mai sopiti, nemmeno dopo, quando Nemo cambiò strada.
Parole, sculture, colori, esperienze anche all’estero nella moda e nell’architettura d’interni ne hanno fatto un’artista poliedrico e completo. Una manualità creativa, che Nemo ha sviluppato nelle botteghe artigiane e alla Scuola Superiore degli Artefici dell’Accademia di Brera a Milano, lo ha spinto spesso a sperimentare materiali diversi e a definire in modo creativo i canoni della sua espressività. Uno stile che si ritrova anche nel monumento a Mandrola. Un’omaggio rigoroso, ma allo stesso tempo, carico di emozione.
LA NEBBIA, FORSE, TRA LE CAUSE DELLA TRAGEDIA 14 febbraio 1973, nebbia e neve. Chi era presente, tra quelli che abitavano e che ancora abitano a Mandrola, piccola frazione di Rivergaro, non ha dimenticato quella giornata tragica, quel boato fortissimo, quello che rimase di due aerei, due F-104, e dei giovani piloti del 50° Stormo di stanza a San Damiano: il Ten. Gianni Cademartori ed il S.Ten. Piergiorgio Zanovello, 27 e 25 anni.
La dinamica esatta del’incidente? resta un mistero. Poco lontano dal Monte Dinavolo i due velivoli, impegnati in un volo di addestramento, di rientro alla base, impattarono senza possibilità di scampo. Una tragedia che in tanti, anche sui profili social del 155° Gruppo dell’Aeronautica Militare, ricordano con dolore. Si dice che in un’area vastissima, attorno al luogo dell’impatto, ci siano ancora resti dei velivoli. Tracce di un incidente che ancora oggi colpisce e addolora.
LORO SONO LI Sarà ufficiale e solenne, alla presenza dei vertici istituzionali degli ambiti coinvolti, l’inaugurazione del 14 febbraio dedicata al nuovo monumento a Cademartori e Zanovello. Un omaggio sentito che proverà anche quanto sia importante per l’Aeronautica, come per tutti i corpi militari, tenere viva la memoria di chi ha perso la vita. Ma a Mandrola ci sarà qualcosa di più.
La costruzione del monumento ha coinvolto concretamente anche diversi abitanti della frazione “Angela in particolare, è stata la mia sostenitrice morale e floreale-racconta Nemo-a lei si deve tutta la decorazione di piante e fiori” E tante volte, a cui ha assistito chi scrive, ha dato una mano anche nella ricerca di sassi, pietre del luogo che sono servite per la struttura dell’opera. Un lavoro poderoso, anche in termini di fatica fisica, da parte di Nemo, che ha documentato con foto precise l’evoluzione del progetto.
Ad accompagnarlo, in queste lunghe giornate di lavoro su a Mandrola, anche gli affezionati del posto, che quasi ogni giorno scelgono questa frazione di Rivergaro per un allenamento di corsa, in bici o per una passeggiata a cavallo.
E poi il sole, che in questi mesi non è mai mancato “Ho avuto sole tutti i giorni, da quando ho iniziato l’opera- precisa Nemo. Un sole privo di nebbia, al di sopra della coltre di inquinamento che ammanta la città e che si scorge guardando lo skyliner piacentino.
E probabilmente a Mandrola ci sono, in qualche modo, anche loro, Cademartori e Zanovelli, giovani vite spezzate, speranze e sogni infranti. Qualcuno, senza nemmeno sapere dell’incidente, ha già eletto questo luogo come magico, con particolari energie. Forse solo suggestioni, di certo rimane quello che ciascuno vuole o riesce a sentire.
E pensando a ciò che rimane, non passa inosservata la scritta sul cippo originale Sii con noi come noi siamo con te per sempre. “Io li ho sentiti-conclude Nemo commosso-i due piloti, in qualche modo sono lì. Ed è stata questa presenza ad accompagnarmi fin dal primo giorno, a sostenermi, a darmi ispirazione e forza”