HomeAttualitàECCE HOMO: IL DOLORE DA TERRA A CIELO E VICEVERSA

ECCE HOMO: IL DOLORE DA TERRA A CIELO E VICEVERSA

Tempo di Quaresima, settimana santa. Nel frettoloso fragore della vita attuale è difficile, raro, fermarsi a meditare sul dolore, sul sacrificio, sulla speranza nonostante tutto. Mi sorprendo ad aver nostalgia delle visite ai sepolcri di quand’ero bambina. Nelle chiese l’ombra fresca delle navate avvolgeva grandi crocifissi distesi su drappi viola. Intorno la luce tremolante delle candele, il profumo d ‘incenso e di fiori e il silenzio. Un grande totale silenzio che ci annullava i pensieri e ci “ripuliva” lasciandoci nudi dentro, esposti alla vista di una morte innocente.

Allora si era troppo piccoli per grandi elucubrazioni sul disegno divino della Salvezza e proprio questa incapacità di capire fino in fondo e credere davvero palesava la verità della nostra pochezza davanti al Mistero. Visitando i sepolcri abbiamo, più o meno consapevolmente, imparato a guardare in faccia il dolore, le ferite, un volto sofferente. Abbiamo saputo che Qualcuno aveva accettato di soffrire e morire per salvare tutti, perché amava tutti.

Non importa se crescendo qualcuno ha perso la Fede o non ha più frequentato la Chiesa, perché ricorderà sempre e comunque che nella vita non ci sono solo divertimento, successo, salute e denaro, ma esistono anche la sofferenza e la morte. Un tuffo nella realtà dunque. Questo per i cristiani è un periodo di penitenza e approfondimento. Non occorre però essere credenti perché quel Crocifisso suggerisca analogie e domande senza risposte.
Il Cristo in croce, morto per amor nostro, è testimonianza storica che l’amore esiste e che si può amare fino a quel punto. Il Crocifisso ci interroga sul senso del sacrificio degli innocenti, ci tuffa nella nostra attualità straziante. Quanto dolore nel mondo!

Non solo l’inevitabile sofferenza è morte per malattia, incidenti, vecchiaia, ma tutte le evitabili sofferenze dovute al non amore e alle guerre. Se guardando le ferite di Cristo in croce riuscissimo a immaginarci di essere noi sotto quelle frustate, trafitti da quei chiodi e quelle spine, se provassimo la sua sete senza poter bere, volessimo salvarci senza poterlo fare come quando disse:
< Dio mio, perché mi hai abbandonato ? > se riuscissimo a immaginare questo fino a provarlo allora sicuramente non riusciremmo più a far del male a qualcuno. Cristo ha poi accettato di morire restituendo a Dio quel soffio e quel corpo che lo avevano reso umano. Quanti innocenti attraversano lo stesso calvario? Quanti soldati? Quante madri soffrono per questo? Ne “La Pietà ” di Michelangelo la Madonna ha un volto di fanciulla come se il tempo non fosse trascorso e avesse mantenuto la stessa innocenza che aveva al momento dell’Annunciazione. Pare stupita e rassegnata, attonita come se non avesse immaginato di dover sopportare tanto.

Quante persone stanno compiendo lo stesso gesto per colpa di umani disumani? Visitando i sepolcri, davanti al corpo martoriato di Gesù, ci raccogliamo in realtà anche davanti a tutte le sofferenze e a tutte le morti. È una vicinanza solo mentale e sentimentale, ma che percorrerà il mondo e qualcuno la percepirà. A distanza non abbiamo che l’immedesimazione e l’amore per essere vicini alle vittime e a chi soffre. Concretamente possiamo tentare in tutti modi di fermare guerre e ingiustizie se non altro esprimendo pubblicamente la nostra contrarietà ad ogni forma di violenza che dobbiamo impedire perché ci disumanizza, distrugge vite e territori interiori e non solo geografici. Questo pare mostrarci la “Pietà Rondanini ” sempre di Michelangelo, dove la Madonna è una madre talmente stravolta dal dolore che non è più se stessa, ma un grumo di figura umana che tenta inutilmente di rimettere in piedi il figlio morto nell’illusione di riportarlo in vita.

Quel figlio di Dio la cui sofferenza è resa in modo assolutamente perfetto dallo scultore Mario Branca nella sua opera “Crocifissione”. Un vero capolavoro che oltre all’abilità tecnica sa esprimere, più di ogni altra artistica crocifissione, non solo il dolore di Gesù ma il motivo del suo dolore. L’ opera ad altezza naturale assembla pezzi in rame e bronzo saldati e ossidati. Ogni pezzo può rappresentare la vita di ciascuno di noi ed è “cucito ” agli altri con punti metallici spinosi. Il significato è così evidenziato in modo sublime: la sofferenza che Gesù assume in sé è composta da tutte le nostre vite tenute insieme dai dolori che Gli diamo, le continue spine con cui il mondo continuamente Lo trafigge. Il corpo della scultura è svuotato a dimostrare che Cristo ci ha dato proprio tutto di sé. Un’ opera “divina ” questa di Mario Branca, degna di stare nella Basilica di San Pietro e che per fortuna è possibile ammirare nel Duomo di Piacenza nel percorso che dal Museo Kronos porta alla cupola del Guercino.

Molte opere d’arte hanno immortalato il dolore innicente di Dio che ha pianto per noi e piange ancora su tutto il male del mondo, su tutto quello che sale a Lui o comunque va in una dimensione di Tempo e di Luogo che ci è sconosciuta, ma che deve pur esserci. È un saliscendi, un interscambio d’amore e dolore nel quale vorremmo vincesse il Bene. Niente più dell’Ecce Homo di Antonello da Messina

sa mostrare questa interconnessione, compenetrazione, espressione d’amore e dolore che vanno dall’umano al divino e viceversa come anch’io ho tentato di dire con le mie povere parole:

ECCE HOMO
Struggente intuire
il Tuo pianto
innocente e come pudico
che sembra scusarsi
di essere “umano”.
Dolore vero di carne
ma anche divino soffrire
per dono d”amore
incompreso,
non ben accolto ,
non vissuto da noi
da noi che dopo millenni
ancora spargiamo
peccato è dolore.
B.M.

Eppure nonostante tutto ci attende ancora la Speranza.

Bruna Milani

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6 Commenti

  1. Tematica tra le fondamentali e svolgimento magistrale, frutto di una cultura notoriamente ampia, profonda, non sussiegosa e capace di sequenze logiche organizzatissime. Il lettore vi rivive suoi momenti fino a trovarsi di fronte ad immagini di Arte potenti, appositamente dimostrative, parlanti. L’apertura mentale dell’Autrice verso ogni opinione, concomitante o dissenziente, è sì un imprescindibile valore aggiunto, ma suo sale è la Poesia della sua Anima, in primis, donde anche delle sue poesie in senso stretto. Cara Bruna, leggerla sarà sempre un vero arricchimento per Mente e Spirito. Al prossimo appuntamento, quindi, e Buon Aprile.

  2. Tematica tra le fondamentali e svolgimento magistrale, frutto di una cultura notoriamente ampia, profonda, non sussiegosa e capace di sequenze logiche organizzatissime.
    Il lettore vi rivive suoi momenti fino a trovarsi di fronte ad immagini di Arte potenti, appositamente dimostrative, parlanti.
    L’apertura mentale dell’Autrice verso ogni opinione – concomitante o dissenziente – è sì un imprescindibile valore aggiunto, ma suo sale è, innanzitutto, la poesia della sua Anima, donde anche delle sue Poesie in senso stretto. Poesia, nelle sue poesie: non solo una messa in verticale di parole eusonanti.
    Cara Bruna, leggerLa costituirà sempre un arricchimento solido per Mente e Spirito.
    Al prossimo appuntamento, quindi, e Buon Aprile.
    Un sorriso, Patrizia

  3. Cara Bruna, la scorsa notte non solo il mio commento non era partito, ma mi si era anche cancellato. Oggi ho riprovato, aggiungendovi qualche parola, e cosa mi è improvvisamente apparso? Anche quello di ieri! Motivo? Non lo so ed impossibile ovviamente cancellarlo, purtroppo. Quindi ora i miei commenti risultano due, ma un tantino più completo il secondo.
    Vorrà scusarmi per l’involontario inghippo? Lo spero e nuovamente La saluto.
    Patrizia

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