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Maks Bertuzzi, fabbro d’arte “Adoro il mio lavoro, un mestiere in via d’estinzione”

Intervista a Massimiliano Bertuzzi uno dei pochissimi fabbri d’arte rimasti a Piacenza.  Piacentino, laureato in architettura, Maks (si firma così, da Maksimilian, da quando era alle medie) vive e lavora ad Ancarano di Rivergaro, ma capita anche che la sua attività si svolga altrove. A Venezia, ad esempio, dove si sposterà tra poco per partecipare al restauro della cancellata della Porta da Tera dell’Arsenale (fine XVII sec.)

UN MESTIERE ANTICO Il nome dell’azienda di Maks Bertuzzi é Typto, un termine onomatopeico che ricorda il battere del martello e che viene dal greco antico, con la stessa radice di “creare con arte”. Alla base di tutto c’é la forgiatura, una tecnica di almeno 3000 anni fa, che porta con sé una memoria profonda. “Il ferro ha una sua anima-ci spiega Maks Bertuzzi- come diceva il mio maestro, non va battuto, nel senso di sconfitto, ma va assecondato”.

La sfida di oggi, per un artigianato di questo livello, é quella di abbinarla in modo efficace ad un design contemporaneo, creando oggetti artistici. Un’arte difficile e affascinante tra creatività e manualità.

COLLABORAZIONI D’ARTE “Il mio lavoro non é sempre legato ad oggetti d’arte, purtroppo-spiega Maks Bertuzzi nell’intervista-io faccio un pò di tutto. Per fortuna mi arrivano anche occasioni di collaborazioni interessanti; tra le altre, quella con la Fucina di Efesto di Milano attraverso cui ho potuto collaborare con Dominique White, giovane artista, vincitrice del Max Mara Art Prize for Women 2022/2024 e quella che realizzerò a Venezia nei prossimi mesi, da aprile.”

BERTUZZI=ASTRA Il cognome é noto e si lega ad una famiglia di imprenditori che, con ASTRA, hanno scritto una pagina importante dell’industria piacentina. La domanda é d’obbligo. Come nasce l’amore per un’attività così lontana da quella della tua famiglia? (posto che non é per forza scontato seguire le orme dei genitori, professionalmente)

“Ho sempre avuto una propensione per il lavoro manuale, coniugato alla creatività. Da studente, quando vivevo a Venezia, realizzavo lampade per gli alloggi che condividevo con altri ragazzi e al centro della mia tesi di laurea c’era già il ferro battuto, la mia passione. Se avessi lavorato nell’azienda di famiglia, sarei finito sicuramente in officina e non in ufficio…mio padre, se mi vedesse oggi, sarebbe contento del lavoro che faccio. Del resto anche lui, arrivava da un ambito meccanico”.

FABBRO D’ARTE, MESTIERE IN VIA D’ESTINZIONE Come altre forme di artigianato, anche quella del fabbro d’arte sembra destinata all’estinzione. “A Piacenza ci sono io e forse un altro-spiega Maks-ed é molto difficile trovare ragazzi interessati a questa attività. Ed é comprensibile, vista la poca importanza che si dà a questo mestiere.

Un esempio? Spesso mi consigliano di presentarmi come architetto, prima che come fabbro; quasi come se per dare dignità a questo lavoro sia indispensabile abbinarlo ad un titolo di studio. Certo la mia formazione mi aiuta in termini di gusto, creatività e consapevolezza, ma alle basi di una buona tecnica, anche applicata all’arte, resta l’esperienza. Un bagaglio che ho avuto la fortuna di sviluppare anche grazie ai miei maestri: Ermanno ed Alessandro Ervas di Preganziol (Tv).”

A Piacenza, interventi artistici ne hai fatti?“Mi ero proposto per il restauro  della tettoia dell’ex Albergo San Marco (di cui si parla molto anche adesso come Luogo verdiano) ma poi non se ne fece nulla, per problemi burocratici, complessi” E infatti la struttura è tuttora lì, in stato di degrado….

Prima di vederlo all’opera, nel video realizzato anni fa da Ema Cima, e che proponiamo in coda all’intervista, chiediamo a Maks se é felice del suo lavoro.. Se si alza al mattino con l’entusiasmo e l’energia per affrontare quello che lo aspetta “Adoro il ferro battutto, la forgiatura. Si, devo dire che ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace, un mestiere che ho costruito con tanti anni di studio e impegno e che oggi, quando posso fare oggetti d’arte, creati da me, mi appaga completamente”.

Grazie ad Alessandro Bersani per averci ospitati nel suo studio per l’intervista 

 

 

Mirella Molinari
Mirella Molinarihttps://www.piacenzadiario.it
Mirella Molinari è una giornalista piacentina. Per 15 anni Direttore del Telegiornale di Teleducato Piacenza, è stata la prima donna a Piacenza alla guida di una redazione televisiva e una delle prime telereporter piacentine in grado di realizzare riprese e montaggi video. E proprio nel panorama della tv piacentina ha portato uno stile del tutto nuovo, più spontaneo e vero. E’ sua l’idea di un format di successo, come “Per la strada”: storie di vita vissuta, interviste girate tra le gente, nei bar all’aperto e nei luoghi simbolo della città. Come Direttore del Tg ha coordinato e condotto, oltre a due edizioni di news quotidiane, dirette elettorali, confronti politici, programmi di approfondimento e attualità come “Diario” e “Piacenza Europa”, di cui ha firmato centinaia di puntate. Responsabile anche del sito di Teleducato Piacenza fino al 2014, dal 2015 gestisce e coordina, insieme alla figlia, Laura Parmeggiani, il blog Piacenza Diario. Anche in questo caso, un primo esempio di approfondimento più vicino ai temi della gente, con lo scopo di raccontare storie vere e di raccogliere opinioni e commenti lontani da stereotipi omologati. Laureata in lettere e diplomata in pianoforte , Mirella Molinari è anche insegnante di musica e, sempre per la tv, ha curato programmi di divulgazione culturale/musicale. Tra i più apprezzati: “Scena e retroscena”, dedicato alla stagione lirica piacentina, con interviste, anticipazioni ed esclusivi “dietro le quinte” , ma anche le dirette delle prime del Municipale di Piacenza. Tra le tante, memorabile la 400esima recita di Rigoletto per Leo Nucci, condotta in diretta e in esclusiva da Mirella Molinari, nel 2008, per Teleducato. Ha curato documentari storici tra cui quello dedicato alla congiura farnesiana, in collaborazione con la Banca di Piacenza, “Margherita d’Austria, Duchessa dimenticata” e, ancora per la Banca di Piacenza, due documentari dedicati a restauri in San Sisto e presso la Collegiata di Cortemaggiore. Convinta della necessità di dare spazio ai giovani, ha ospitato in redazione decine di ragazzi, per una prima esperienza giornalistica. Ha coordinato e firmato il primo Tg realizzato da studenti, con il progetto triennale di videogiornalismo scolastico, in collaborazione con il Liceo Artistico Cassinari di Piacenza.
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