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LA VALIGIA: Il check-up di quel che si mette in valigia prima del viaggio.

1. LA VALIGIA

Il check-up di quel che si mette in valigia prima del viaggio.

Dunque è ora di partire, fare i bagagli, metterci dentro tutto quello che sono riuscito a tirar fuori dalle macerie di casa mia, ed andare il più lontano possibile.

Il primo problema è proprio la valigia. Ho recuperato solamente un paio di borsoni ed uno zaino per computer. Non sono abbastanza grandi per quell’universo che dovrei metterci dentro, devo fare una scelta e scartare quasi tutto.

Quel che mi perplime ora è una domanda che diventa degna di Amleto: cosa mi lascio dietro?

Quali oggetti smetteranno di esser parte della mia vita?

Il fossile di pesciolino che mi regalò mia moglie da ragazza?

O il pezzetto di meteorite che mi diede una cara amica per il mio cinquantaseiesimo compleanno?

L’elefantino di lava dell’Etna che mi portò  mio figlio come souvenir della sua prima vacanza senza genitori?

E mentre son lì a pensare a quale dei tre mettere nella borsa, capisco di colpo che non è la valigia ad essere piccola, ma è la mia mente a restringere la sua capacità di contenere i ricordi. La mia casa non è in macerie, è la mia mente che non può far altro che vederla così, distrutta, come se fosse uscita malconcia da un terremoto, seguito da un incendio e da una bomba d’acqua e magari da un tornado.

Io non sto partendo, non devo andare lontano, sto semplicemente salendo un gradino, un po’ più alto degli altri, di quella funzione discreta che è la mia vita.

Ed allora non devo scegliere oggetti da portare con me, ma ricordi. Li devo selezionare, scrutare, catalogare, e ci vorrebbero anni, molti anni, per pescarli tutti, guardarli e decidere se tenerli o buttarli via.

Non ho tanto tempo. Vorrei prendere solo i ricordi belli, ma non posso scegliere cosa cancellare e così mi rendo conto che alla fine rimarranno solamente i più intensi, quelli che hanno suscitato emozioni così forti da renderli indelebili.

Raramente pace, amore e bellezza scatenano emozioni acute al pari della paura e della tristezza. Se provi a fare una rapida scansione dei ricordi, ti accorgi che sono pochissimi quelli belli che competono per intensità con i tanti brutti che ti porterai dietro.

Pare una specie di condanna, devi mettere per forza nella valigia un sacco di brutte cose! Ci pensi mentre passi in rassegna i ricordi che ti scorrono davanti come un album di fotografie.

Ogni volta che vedi qualcosa di bello cerchi di fermare il flusso delle immagini che scorrono, cerchi di afferrarne una con le dita, ma ti scivola via, immediatamente sostituita da qualcosa di orrendo, che vorresti dimenticare e che il tuo io profondo ti butta davanti.

Il rischio che corri è quello di cedere alla rassegnazione, ma poi ti concentri su quel fossile di pesciolino, su quel pezzettino di roccia extraterrestre e su quell’elefantino di lava, e ti accorgi che hanno un grande potere.

Hanno in sé un germe capace di estenderli, di farli crescere, di farli diventare grandi, di farli diventare altro, per la forza del pensiero associativo che li connette alla bellezza di tutto ciò che hai vissuto.

Il primo germe è la nostalgia di un tempo di spensieratezza e giovinezza, il secondo è il limite posto sul confine tra la vita di prima ed il presente, l’ultimo è la speranza di un figlio che vola verso la propria vita.

E alla fine saranno i ricordi belli a sbocciare ed a crescere da tre semi che hai portato con te nella valigia.

E bon!

TRRSFN 20.10.2021

Stefano Torre

Stefano Torre
Stefano Torrehttps://www.stefanotorre.it/
Nato nel 1965 a Piacenza, dove vive. Poeta Realista Terminale, astrofilo, blogger, influencer, giocatore di Subbuteo, ex candidato sindaco surreale, soggetto clinicamente distonico e uomo bionico. Negli anni Novanta è stato tra i promotori in Italia del movimento d’opinione contro l’inquinamento luminoso. Nel 2017 si è reso protagonista di una surreale candidatura a sindaco di Piacenza, con una campagna elettorale basata esclusivamente sulla presa in giro dei politici. A lui è dedicato il romanzo di Marcello Pollastri, Torresindaco, (2017), con prefazione di Andrea Scanzi. È autore della raccolta di poesie Marinai e poeti sono tutti morti, poesie di stelle (1994) e Il cristallino di piombo (2020), con prefazione di Guido Oldani; ha dato alle stampe le riflessioni, pubblicate nel suo blog dal giugno 2019 al settembre 2020, col volume L’erede al trono di Danimarca (2020). I suoi testi poetici sono inseriti nelle antologie Hacker pentiti contro i Realisti Terminali, a cura di Igor Costanzo, Mursia 2021, Christmas blues e il Realismo Terminale (2021), Il carnevale dei piedi. Maschere e mascherine (2021) e Lo sgabello degli angeli (2021), trilogia a cura di Tania Di Malta, sono pubblicati nelle riviste «Coelum», «BezKres» e comparsi in rassegne di festival di poesia.
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