Ho intenzione di tornare a visitare la mostra piacentina dedicata Klimt. La prima volta, in occasione dell’inaugurazione, é stata di impatto complessivo; un’immersione, lasciandosi trasportare, in un percorso unico, caratterizzato da un’omogeneità armoniosa, anche se composto da tante opere diverse.

Nel complesso, l’impressione é stata quella di una mostra avvolgente e raffinata, con elementi multimediali ben dosati e mai prevalenti, e un sottofondo musicale che contribuisce a trasportare i visitatori “nel mondo di Klimt”. Nel giorno dell’inaugurazione, poi, ha giocato un ruolo importante il rivedere tanta gente, in coda per una mostra piacentina. Un’emozione già vissuta, a stretto giro, in occasione di altri eventi culturali che in questi giorni stanno animando Piacenza, contribuendo a riportarla gradualmente alla normalità, nonostante la presenza ancora importante del numero dei contagi.

La cultura come cura, la bellezza come appagamento, la condivisione come segno di un ritrovarsi, anche in presenza. Devo aggiungere che il connubio Galleria Ricci Oddi, da dove si accede alla mostra, e XNL, dove si può ammirare l’esposizione, crea un percorso intrigante; l’idea è’ quella di un collegamento che, pensando anche al Conservatorio, al Teatro dei Filodrammatici e, poco lontano, al Teatro Municipale, possa davvero rappresentare l’embrione di un quadrilatero piacentino della cultura. I tavolini all’aperto, dei locali della zona, contribuiscono a dare l’idea di un’aria nuova, meno stagnante, e della voglia di godersi la città, dopo mesi di chiusure. Una bella immagine da mostrare anche all’esterno, nella speranza che siano in tanti a raggiungere Piacenza per ammirare questa nuova proposta d’arte. Il contributo di Piacenza Diario sarà quello di continuare a seguire e a documentare in modo non per forza omologato, quello che accade e che riteniamo meriti spazio e vetrine. Ecco perché ho chiesto a Fabio Obertelli, giovane piacentino esperto di arte, di scrivere le sue impressioni sulla mostra, evidenziando qualche opera tra quelle che lo hanno colpito. Una voce competente e interessante, che spero stimolerà anche i meno coinvolti ad andare a vedere di persona quello che vi raccontiamo. A margine di questa pagina, trovate anche il comunicato stampa di Arthemisia, con tutte le coordinate della mostra.
L’INTERVENTO DI FABIO OBERTELLI
Il forte sentimento di rinascita che si respira varcando la soglia della mostra “Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo”, cullati da un incalzante ritmo viennese e avvolti dagli sfavillanti riflessi delle proiezioni, è sicuramente la giusta ouverturedi un evento che oltre a celebrare l’artista, sancisce la definitiva riappropriazione civica di quell’identità artistica violata dal furto del Ritratto di signora e ora finalmente rinsaldata. Oro: quale altro elemento poteva meglio attraversare le sale del percorso espositivo se non quell’oro così tanto ammirato da Klimt nel suo soggiorno a Ravenna. In una cartolina indirizzata alla madre del 1903 scriveva “i mosaici sono di incredibile splendore”; e proprio il fascino dei bagliori rutilanti dei mosaici ravvennati, divenuti ispirazione per Klimt nella sua produzione artistica, viene qui riproposto tramite il corretto, a mio avviso, intendimento allestitivo. Cornici auree che eternano le opere in preziose astrazioni spirituali.
Scelgo due opere che personalmente ritengo foriere di quel sentimento corale che si respira visitando la mostra.
La prima è il superbo ritratto, fortunatamente incompiuto, di Amalie Zuckerkandl; il destino di questo quadro che ha voluto impedirne la conclusione lasciando a noi, oggi, la fortuna di poter assaporare l’asprezza della tela pervasa dai segni preparatori commista a quella profonda, sensuale, stesura pittorica tipicamente klimtiana. Una storia incompiuta, una vita sospesa che si rende ancora più grave ripercorrendo la tragica fine che colpirà la bella Amalie: morirà nel 1942 in un lager nazista.

La seconda opera è uno squisito calice in argento parzialmente martellinato di Josef Hoffmann, proveniente dalla piacentina raccolta ED Gallery, che, oltre a sottolineare ulteriormente la poliedrica e preziosa ricchezza delle collezioni piacentine, ben esemplifica la trasversalità di linguaggio che pervadeva la Secessione viennese, in grado di coinvolgere con fare totalizzante le arti decorative.”
Fabio Obertelli
CHI E’ FABIO OBERTELLI Mi chiamo Fabio Obertelli, ho 25 anni e attualmente sono Curatore della Collezione Giorgio Baratti nonché specializzando in Beni storici artistici presso l’Universita’ di Macerata. Mi sono laureato in Economia e Marketing all’età di 21 anni con una votazione di 110/110 cum Laude trattando una tesi dal titolo “Arte e Finanza: strumenti per l’investimento e la promozione territoriale”. Ho proseguito gli studi sempre in Università Cattolica, percorso che ho concluso laureandomi, ventitreenne, in Gestione dei Musei e degli Eventi Espositivi con un progetto di ricerca in Museologia avente per oggetto la redazione dell’inedito catalogo di opere del Museo Diocesano di Bobbio, percorso anch’esso terminato con votazione 110/110 cum Laude. Sono membro dell’International Council of Museums (ICOM). Svolgo ricerca storico artistica e da diversi anni pubblico articoli su riviste del settore.
IL COMUNICATO DI ARTHEMISIA
Dal 12 aprile 2022, la Galleria Ricci Oddi di Piacenza ospita “Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo”una grande mostra dedicata al maestro della secessione viennese e al suo mondo, con oltre 160 opere, tra dipinti, sculture, grafica, manufatti d’arte decorativa provenienti dal Belvedere Museum di Vienna, dalla Klimt Foundation e da molte altre prestigiose collezioni pubbliche e private. Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo é anche e soprattutto il racconto di uno dei periodi più entusiasmanti della storia dell’arte del primo ‘900 visto attraverso la vita, il percorso creativo e le collaborazioni del padre della Secessione Viennese: Gustav Klimt. Oltre 160 opere, tra dipinti, sculture, grafica, manufatti d’arte decorativa provenienti da 20 prestigiose raccolte, pubbliche e private, tra cui il Belvedere Museum di Vienna, la Klimt Foundation, Ca’ Pesaro-Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, il Lentos Museum di Linz, il Tiroler Landes Museum di Innsbruck, il Wien Museum e molte altre. La mostra, curata da Gabriella Belli ed Elena Pontiggia, con il coordinamento scientifico di Lucia Pini, direttrice della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza e la collaborazione di Valerio Terraroli e Alessandra Tiddia, vuole festeggiare il “ritorno a casa” del Ritratto di signora (1916-17) di Klimt – dipinto sparito nel 1997 dalla Galleria Ricci Oddi poi ritrovato fortunosamente nel 2019. Il percorso espositivo muove dal clima del simbolismo europeo, da cui Klimt prende le mosse con incisioni e disegni emblematici di Klinger, Redon, Munch, Ensor, Khnopff, la famosa Medusa di von Stuck e sculture di Minne e dello stesso Klinger per poi introdurre i visitatori nel mondo di Klimt, con le sue prime opere e i suoi primi compagni: i fratelli Georg ed Ernst, e l’amico Franz Matsch. Ci si addentra quindi nella vicenda del pittore attraverso la Secessione Viennese da lui fondata con altri 17 artisti nel 1897 in segno di protesta verso l’arte ufficiale. Il Ritratto di Josef Pembauer (1890), capolavoro di Klimt che ne preannuncia la “stagione d’oro” introduce a opere quali la Signora con mantello e cappello su sfondo rosso (1897-1898), Signora davanti al camino (1897-1898), Dopo la pioggia (1898), Le amiche I (Le sorelle) del 1907, il Ritratto di Amalie Zuckerkandl (1913-1914), il Ritratto di signora in bianco (1917-1918). Un’intera sezione della mostra è dedicata al Ritratto di signora della Galleria Ricci Oddi di Piacenza e al racconto delle sue avventurose vicende. Il mondo delle Wiener Werkstätte, i laboratori d’arte decorativa fondati a Vienna da Josef Hoffmann e da Kolo Moser nel 1903 è documentato attraverso arredi, argenti, vetri e ceramiche. Sono esposti inoltre i Manifesti della Secessione, tra cui quello di Klimt Teso e il Minotauro (1898), che all’epoca fece scandalo (presente nelle due versioni, quella iniziale e quella censurata) e riviste come “Ver Sacrum”. Una scelta di disegni e incisioni di Schiele e Kokoschka, tra cui la fiabesca serie dei Ragazzi sognanti (1908-1909), opera fondamentale della stagione giovanile dell’autore, ricorda quindi la più giovane generazione di artisti austriaci che da Klimt prese le mosse. Il percorso è arricchito anche da un’importante sezione dedicata agli artisti italiani che si ispirarono a Klimt, con opere straordinarie come il Sogno del melograno (1912-1913) di Felice Casorati, esposto nuovamente dopo più di trent’anni, la scultura in marmo e oro Carattere fiero e anima gentile (1912) di Adolfo Wildt e l’affascinate ciclo Le mille e una notte (1914) di Vittorio Zecchin. La mostra si chiude con la ricostruzione del monumentale Fregio di Beethoven (copia del 2019 dell’originale del 1901) riservando così ai visitatori un’esperienza di grande suggestione. Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo è una mostra promossa dal Comune di Piacenza e dalla Galleria Ricci Oddi, con la collaborazione del Belvedere, della Klimt Foundation e di XNL Piacenza Contemporanea e vede il contributo della Regione Emilia Romagna, della Fondazione Piacenza e Vigevano, della Camera di Commercio Piacenza, di Confindustria Piacenza e di Crédit Agricole, Generali Italia, Iren, Fornaroli Polymers e Steriltom. La mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia. L’esposizione si avvale di un comitato scientifico composto da Gabriella Belli, Fernando Mazzocca, Lucia Pini, Elena Pontiggia, Franz Smola, Valerio Terraroli, Alessandra Tiddia Catalogo della mostra edito da Skira (contributi di Gabriella Belli, Elisabetta Barisoni, Eva Di Stefano, Lucia Pini, Elena Pontiggia, Franz Smola, Valerio Terraroli, Alessandra Tiddia, Sandra Tretter, Giuseppe Virelli). |