Poiché si sono riaperte le scuole moltissimi studenti popoleranno la zona di Piazza Cittadella nelle cui immediate vicinanze sorgono ben tre grandi edifici scolastici.
Altrove, in Paesi e città più avanzati e civili, si decidono percorsi sicuri perché anche i bambini possano andare sicuri a scuola da soli. In quei Paesi come minimo si limita il traffico privato nei pressi delle scuole almeno nelle ore in cui si entra e si esce dalle lezioni.
A Piacenza invece si fa il contrario.
Anziché fermare il traffico privato prima di entrare nella zona scuole lo si invoglia a venire agevolandogli la sosta.
Che effetto avrebbe infatti un parcheggio interrato proprio in questa zona se non questo? Siamo talmente progressisti, talmente ecologisti, talmente attenti alla salute e alla sicurezza dei nostri giovani che aumentiamo traffico e inquinamento. Come tutti gli abitanti della zona, pure gli studenti, dovrebbero sopportare rumori, polvere, passaggio continuo di camion durante tutto il lungo periodo dei lavori .
Perché allora questo progetto, totalmente sbagliato, di costruire il parcheggio interrato proprio lì vicino alle scuole?
Perché, come più volte già scritto, manca un vero complessivo progetto di Città che preveda, tra l’altro, spazi verdi ben tenuti, pulizia garantita, aria migliore, tranquillità e sicurezza e, perché no, più bellezza.
Forse si sbagliano le scelte perché si ha un’idea errata di progresso che viene acriticamente evocato, idolatrato, inseguito e identificato con produttività, tecnologia, cemento, mentre il vero progresso equivale a salute, sicurezza, cultura e soprattutto qualità della vita. Aggiungerei rapporti veri, seri e corretti fra i cittadini e i loro rappresentanti politici. Purtroppo questi ultimi, indipendentemente dal colore politico, spesso dimenticano che non sono stati eletti per fare quel che vogliono bensì per tener conto di quello che i cittadini chiedono.
E lo chiedono civilmente, pacificamente con una tale pazienza da meritare una medaglia al valor civile. Per anni e anni associazioni e cittadini hanno lottato contro questo dissennato progetto di parcheggio, ma sempre inascoltati. Mai prese in seria considerazione le iniziative di varie associazioni e i numerosi eventi del Laboratorio Popolare della Cultura e dell’Arte . Eventi anche in forma artistica il cui lungo percorso è stato ben evidenziato nella mostra che il Laboratorio ha allestito di recente proprio in Piazza Cittadella.
Nonostante il muro di gomma delle varie amministrazioni che a Piacenza si sono succedute, i piacentini non si arrendono come ha dimostrato l’ultimo sit- in.
Tali eventi mettono alla prova l’intelligenza politica e la reale capacità democratica degli amministratori i quali sembrano non capire che queste manifestazioni non sono contro di loro, ma una mano tesa, uno spiraglio di luce che illumina altri aspetti dei problemi e altre possibili soluzioni.
L’irrigidimento fin qui dimostrato, come se la questione parcheggio fosse un’orgogliosa prova di forza fra opposte fazioni, è incomprensibile e inaccettabile . Infatti, se si è in buona fede, le proteste possono diventare occasione d’incontro politico e umano.
Sono in maggioranza semplici cittadini le persone che difendendo gli alberi di Piazza Cittadella e si oppongono al parcheggio interrato. In particolare si distinguono le donne combattive, coraggiose, decise.
La raccolta firme contro la costruzione sta ottenendo risultati straordinari che gli amministratori non possono ignorare a meno di rompere per sempre con la quasi totalità dei piacentini che evidentemente i nostri politici non rappresentano affatto.
Bruna Milani
“….se si è in buona fede, le proteste possono diventare occasione”….di riflessione nella ricerca e affermazione della dignità personale, di scambio etico, culturale e soprattutto umano!
Ma!!!
Ancora una volta Bruna è riuscita ,con la delicatezza che la contraddistingue,a dar voce a tutte quelle persone che credono nella vera ecologia e non in quella sponsorizzata dalla cosiddetta ” finanza green”
Bruna Milani con le sue parole esprime,con la lucidità e la cultura che le sono proprie, il pensiero dei piacentini consapevoli della storia e della struttura architettonica ed estetica della loro città che non vogliono sia distrutta in nome di una modernità e di un efficientismo totalmente opinabili.